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Portobuffolè: il piccolo borgo medioevale della marca trevigiana

Portobuffolè, il comune più piccolo della provincia di Treviso, è un silenzioso borgo dalla lunga storia: le sue origini pare risalgano al terzo secolo a.C. quando in questa zona abitava un piccolo numero di artigiani e pescatori; fu prima un feudo trevigiano, poi città sotto l'ala protettrice della Serenissima Repubblica di Venezia. Passò nei secoli sotto la dominazione francese e quella austriaca, fino a ritornare "nostra" nel 1866 con l'Unità d'Italia.

Uno de "I borghi più belli d’Italia", insignito anche della bandiera arancione del Touring Club Italiano, oggi si presenta piccolo e curato, una vera chicca per anime curiose.

Portobuffolè

Perfetto come meta per una gita fuori porta, vi racconto la mia passeggiata "dicembrina" nel suo piccolissimo centro. Pronti per scoprire cosa vedere a Portobuffolè?

Partiamo!

Villa Giustinian Portobuffolè
Villa Giustinian

Potete parcheggiare l’auto nel parcheggio situato all’inizio di via Roma, di fronte alla splendida Villa Giustinian, un bell' hotel di charme e ristorante. Io l’ho trovata chiusa, ma ho avuto modo di scambiare due parole con la proprietaria che stava uscendo proprio in quel momento: a causa del Coivid19, si sono trovati a chiudere l’attività, mi auguro solo temporaneamente; speriamo possano ripartire presto, è un vero peccato pensare che una villa venete del 1600, così magistralmente conservata, non possa essere goduta da tutti.

Oratorio di Santa Teresa

Incastonata tra le mura di recinzione della villa, l’Oratorio di Santa Teresa attira subito la mia attenzione Purtroppo anche questa chiesetta che si staglia nel cielo azzurro è chiusa: non mi resta altro che leggere le bellezze in essa custodite guardandola dall’esterno e godermi i raggi di sole prenatalizi che questa splendida giornata di dicembre ci ha regalato, seduta sotto agli alberi che la circondano, sulla panchina, tra le foglie.

Portobuffolè
Portobuffolè

A pochi passi ecco un altra cosa interessante, la Chiesa di San Rocco: edificata come luogo votivo di pertinenza dell’ospedale, era chiamata anche "Chiesa dei barcaioli" per la sua vicinanza al fiume. Adiacente, l’ex ospedale risalente al 1362, fu il primo ospedale della zona e rimase operativo fino al 1930.

 

Curiosità: la chiesa fu intitolata a San Rocco in quanto considerato il protettore contro la peste e le numerose malattie infettive molto frequenti al tempo. Essa fungeva anche da luogo in cui si passava la quarantena. Giusto per stare in tema con il nostro periodo 😞.

 
 Chiesa di San Rocco ed ex ospedale
Chiesa di San Rocco ed ex ospedale adiacente

La strada continua per poche centinaia di metri fino a giungere alla porta d'accesso al borgo, l'immagine simbolo di Portobuffolè: il ponte di Porta Friuli.

Anticamente ponte levatoio in legno, oggi le sua doppia arcata ci ricorda che un tempo il fiume Livenza scorreva proprio qui: il corso fluviale fu deviato agli inizi del '900 a seguito dei numerosi allagamenti provocati dalle sue piene. A sinistra vi era il porto per le mercanzie preziose, collegato direttamente al magazzino per mezzo della galleria sotterranea del XIV secolo (molto bella a quanto ho saputo, ma attualmente non visitabile).

Portobuffolè
Porta Friuli

Attraversando il ponte e la sua porta sovrastata dal Leone di San Marco, è curioso notare la nicchia usata un tempo per pagare il pedaggio di persone, merci e animali, obbligatorio per chi arrivava appunto dal lato friulano.

Si entra così nel piccolo centro storico che gravita attorno a Piazza Maggiore e alla Torre civica. In 15 minuti si potrebbero percorrere in lungo e in largo tutte le viette lastricate e tranquille del borgo medioevale, tra archi, palazzi storici e stradine acciottolate; in realtà c'è davvero molto da scoprire all'interno di Portobuffolé, in quello che un tempo era un grande castello.

Portobuffolè
Quartiere ebraico

Superato il Duomo di San Marco, che anticamente era una sinagoga ebraica, e la piazza quadrata del quartiere ebraico, in soli pochi passi si giunge a Piazza Cornaro, fatta di ciottoli e contornata da antichi palazzi. Qui vicino poi c'è anche l'altra entrata al borgo, Porta Trevisana, punto d'accesso per chi arrivava, appunto, da Treviso.

Ca' Soler - P piazza Cornaro
Ca' Soler - edificio affrescato in Piazza Cornaro
Strade acciotolate di Portobuffolè

Per le sue dimensioni, il paese ha davvero un panorama museale di tutto rispetto: sicuramente al primo posto della lista c'è il Museo di Casa Gaia da Camino, donna citata anche nel Purgatorio di Dante: un classico esempio di "casa torre" del tredicesimo secolo, con i piani per la servitù e quelli nobili, adornata di affreschi davvero interessanti.

Ospita mostre di arte contemporanea e vi trova sede anche il Museo del Ciclismo.

Portobuffolè la strada in cui si trova la Casa di Gaia da Camino
Casa Di Gaia da Camino

La torre civica, una delle 7 torri rimaste dell’antica cinta muraria (ricordiamo che Portobuffolè era un castello) ospita al suo interno il Museo della Civiltà dell’alto Livenza, una raccolta di oggetti antichi che rappresentano la storia delle arti e mestieri della zona. Trovandola chiusa non ho potuto far altro che sbirciare dalla finestrella raggiunta dalla scala esterna sul retro: tantissimi arnesi di uso contadino, dai carri alle falci, dai telai alle botti, dai torchi ai badili sono esposti nei 4 piani della torre.

Torre civica _ Portobuffolè

In questa zona fino a qualche decennio fa si coltivava il baco da seta (nel museo vi è la tagliafoglie, lo strumento che si usava per recidere le foglie di gelso); anche la lavorazione del legno era un’attività fiorente (nel dopoguerra Portobuffolè era definita la città del mobile): nel museo si incontra, tra gli altri, anche un esempio di un banco da lavoro “ambulante”, usato dall’artigiano che si spostava tra le famiglie per compiere le sue opere. Le donne si dedicavano alla filatura e alla tessitura e cucivano gli abiti per tutta la famiglia. Perché vi racconto tutto questo? Perché mentre osservavo dalla finestrella quest’esposizione, mi risuonavano nelle orecchie i racconti di mia madre che ancor oggi, ogni tanto, si lascia andare ai ricordi narrandomi come ci si arrangiava all’epoca in cui era piccola lei, ormai 80 anni fa, quando i materassi erano fatti con le foglie delle pannocchie di mais, quando il focolare era l’unico metodo per scaldarsi, quando la terra veniva dissodata con i buoi soggiogati e le donne ancora non potevano mangiare sedute al tavolo degli uomini (magari un giorno intervisterò la mamma... è meraviglioso sentir narrare la sua gioventù).

Torre civica - Portobuffolè

Ma torniamo a Portobuffolè e alla sua torre di mattoni: dall’alto si può vedere il borgo in tutta la sua unicità, con i tetti rossi che delimitano le stradine acciottolate e, appena un po' più in là, la campagna rigogliosa; il verdeggiante Prà dei Gai, una cassa di espansione naturale per lo sfogo delle acque di piena della Livenza (consigliatissima la zona per passeggiate e giri in bici nella natura) appare nella sua bellezza e il corso del del fiume risplende sotto questo bel sole.

Municipio di Portobuffolè Ex Palazzo Pretorio
Municipio di Portobuffolè Ex Palazzo Pretorio

Ai suoi piedi il Municipio, l'ex Palazzo Pretorio, con il suo porticato in legno e la Loggia del Fontego che in passato era il deposito del grano e del sale; a lato invece si trova il Monte di Pietà, istituito dai veneziani come magazzino degli oggetti di pegno con i beni confiscati alla comunità ebraica. Gli ebrei vennero banditi dalla città nel 1480 in seguito alla condanna (rivelatasi poi ingiusta) di alcuni di loro, accusati d’infanticidio e arsi vivi in Piazza San Marco. Sulla sua facciata laterale ancora si possono vedere parte degli affreschi che lo ricoprivano, in particolare le 4 figure femminili che rappresentano la Fama, la Carità, la Giustizia e la Pace.

Piazza Vittorio Emanuele Portobuffolè
Piazza Vittorio Emanuele

Girovagando tra le stradine, superati gli edifici che un tempo rappresentavano l'antica dogana, mi ritrovo faccia a faccia con un edificio tutto rosa che ospita il Museo della Barbie.. si si proprio la bambola! Grazia Collura, genovese trapiantata a Treviso, ha donato al comune la sua personale collezione della mitica bambolina smilza, frutto di una vita intera di passione. Il suo Atelier si trova nella ex scuola elementare, in pieno centro storico. Ascoltate qui l'intervista a questa meravigliosa signora 85enne!


Un sentiero sulla sinistra conduce ad un campo che attraverso perché attratta da un cancello che sembra eretto senza motivo e mi ritrovo sul retro della Villa Giustinian, nel suo bellissimo parco: in realtà scoprirò poi che quello era l'antica porta sul fiume, dove venivano attraccate le barche che andavano e venivano da Venezia. Con una punta di rammarico per non poterci entrare, decidiamo di fare una bella passeggiata sull'argine del Livenza, approfittando del sole splendente.

Villa Giustinian Portobuffolè

Argine del Livenza Portobuffolè
Argine del Livenza

Quando lo stomaco chiama, rientriamo nel centro storico per raggiungere l’unico ristorante aperto, che si trova proprio in quella che una volta era la Vecchia Dogana: il Livenza era la via di comunicazione tra la terraferma e Venezia e per lungo tempo la cittadina fu un importante snodo commerciale e centro di smistamento delle merci, in particolare il sale.


Il ristorante purtroppo per me è una delusione: io l'ho trovato carissimo, almeno per i miei standard. Si mangia bene, non lo nego, ma 53 euro per due primi e 1 litro d’acqua a parer mio è pura follia. Decisamente scossa per il conto decidiamo di rientrare (in realtà andremo a visitare un'altra cittadina, ma questo sarà un altro racconto!).

La torre civica Portobuffolé
La torre civica

Ogni seconda domenica del mese tra le vie del borgo prende vita il Mercatino dell’Antiquariato: moltissimi gli espositori che si radunano per vendere i loro oggetti antichi e vintage, animando il paese e portando una sferzata di “vociar allegro” tra le vie curate e sonnolente di Portobuffolè. Io non ho avuto ancora l'opportunità di vederlo, ma sono certa che deve essere davvero suggestivo, soprattutto per l'ambientazione caratteristica in cui vengono esposti gli oggetti in vendita.


Vi è venuta la curiosità di conoscere il più piccolo borgo medioevale della marca trevigiana? Attendo i vostri commenti e non dimenticate il click sul cuoricino in basso per farmi sapere se l'articolo vi è piaciuto !

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