La zone centrale della Puglia è disseminata di piccoli borghi dalla storia antichissima, delle piccole perle poco note non solo ai turisti, ma ai pugliesi stessi. Vi porto alla scoperta di Ceglie e Oria, un suggerimento per un percorso alternativo per chi attraversa la Puglia o per una gita fuori porta per chi ci vive non troppo lontano.
Arrivo a Ceglie Messapica (BR) verso mezzo giorno di una caldissima giornata di fine Giugno, incontrando un paese silenzioso: ci sono 35 gradi, ma io ne percepisco almeno 45, tra queste pietre arroventate dal sole; è tutto chiuso, immagino se ne stiano tutti rintanati dentro casa! Il paese è molto carino, ne rimango subito affascinata: il bianco è abbacinante, il sole si riflette sulle abitazioni, sulle chiese, sulle strade completamente deserte, inondandole di luce e donando al tutto un aurea mistica.
Ceglie Messapica, città d'arte e rinomata per la sua gastronomia, è uno dei borghi più antichi della Puglia e si trova in posizione centrale tra la Valle d'Itria, la Murgia meridionale e l'alto Salento: il territorio circostante è caratterizzato dalla presenza di trulli, masserie, oliveti secolari e grotte carsiche.
Passeggio tra le vie lastricate del centro storico, girovagando senza una meta precisa, lasciandomi incantare dagli angolini pieni di fiori, dal castello ducale, dalle piazzette e dai vicoli, il tutto racchiuso dalle antiche mura di origine messapica che cingono il paese.
Da Piazza Plebiscito, bianchissima, adornata dalla Torre dell'orologio, mi avvio verso Piazza S. Antonio e raggiungo la Chiesa di San Rocco, per poi ridiscendere attraverso sonnolenti vicoli completamente in calce bianca, fino a Piazza Vecchia.
L'unico ristorante che trovo aperto offre essenzialmente cucina siciliana, che adoro e mi tenta moltissimo, ma non mi sembra il caso di fermarmi, considerando che una caratteristica che rende famosa Ceglie Messapica è proprio la sua gastronomia, quindi decido di procedere oltre, verso sud.
A soli 20 chilometri, tra terre rosse e uliveti, incontro un' altra meta poco conosciuta, Oria (BR), la cosiddetta "Porta del Salento": anche qui sono l’unica che gira per le vie, il centro storico ha qualcosa che mi fa pensare di essere arrivata a scoprire una piccola gemma.
Non certo battuta da molti turisti, ha un centro storico raccolto attorno al quartiere ebraico e un antico castello (ora privato) che però non si può più visitare.
Vi accedo a piedi attraverso la Porta degli Ebrei, così chiamata perché immette appunto nel quartiere ebraico, comunità molto attiva sin dal I secolo d.c. Mi inerpico per le stradine in salita fino a raggiungere la Cattedrale, con la sua splendida cupola in maiolica; nella piazza antistante, il belvedere offre uno splendido panorama sulle terre circostanti.
Passeggiando tra il dedalo di viuzze e scalinate del borgo, scendo verso Piazza Manfredi, dove si affaccia, tra gli altri edifici storici, il Palazzo del Sedile.
Una chicca da non perdere è l' Antica Drogheria, un posto davvero carino e alla mano: nei loro piatti si sente la genuinità dei prodotti utilizzati e la cortesia dei proprietari trasuda ovunque. Dato che sono masochista, anziché sedermi all'interno al fresco dell’aria condizionata, scelgo di stare fuori, sui divanetti pieni di cuscini: ordino un piatto di formaggi e salumi e assaggio la mia prima Frisa, che solo a ripensarci ora mi fa venire l’acquolina in bocca: è una specie di bruschetta (aiuto..i pugliesi ora mi odieranno per questa definizione) fatta a forma di ciambella, con del pomodoro fresco e del basilico. Non riesco a mangiare tutto, quindi chiedo di poter portare via una delle due frise (una metà di ciambella praticamente) e rimango a chiacchierare con la proprietaria che mi racconta di Oria, del suo antico Castello, della vita quotidiana; mi consiglia vivamente di visitare Lecce, ricordando la sua vita da studente in quella bella città (purtroppo però non riuscirò a spingermi fino a Lecce, qualche scelta la si deve pur fare!). Mangiato divinamente, con caffè incluso, a 9.20 euro.
Anche se so che non potrò entrare, grazie al racconto della signora del ristorante, mi incammino ugualmente verso il Castello Svevo che apparteneva a Federico II e che risale al 1220. Svetta maestoso sulla sommità del colle e la sua storia oggi è davvero curiosa: nel 2007 è stato venduto ad un privato che ne voleva fare una sala per ricevimenti, ma per beghe di abusi edilizi e falso ideologico nella ricostruzione del castello, sono finiti tutti sotto processo, dai proprietari, ai progettisti, agli assessori, ricevendo l'obbligo di chiusura dello stesso ormai da anni.
Il castello quindi, di proprietà privata, non è visitabile; le sue torri si possono ben vedere semplicemente alzando gli occhi dal vicinissimo Parco Montalbano.
La chiesa di San Giovanni Battista e quella di San Benedetto, si trovano sulla stradina che porta al Castello.
Scatto qualche foto di rito per poi scendere e raggiungere l'auto, notando la differenza di questi vicoli a forma di botte rispetto a quelli che si incontrano in altri borghi pugliesi.
Queste due piccole gemme pugliesi si possono visitare in circa tre ore, in silenzio, in punta di piedi, senza fretta, assaporandone i rimi quotidiani.
Il mio viaggio continua, #LaDonnaConLaPandaRossa si rimette in strada alla ricerca di altri ..piccoli e magici angoli di mondo.
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