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Il mio caffè nel mondo: toglietemi tutto ma non la mia moka

Chiunque mi conosca sa quanto io sia un amante del caffè. Nei miei viaggi nel modo, più o meno lunghi, non posso evitare di portare con me una piccola moka ed un sacchettino della mia adorata polvere scura.

Posso tranquillamente rinunciare ai vestiti, al pigiama, alle creme, ai trucchi, ma mai e poi mai viaggerei senza. Toglietemi tutto ma non la mia moka!

Filippine, Palawan
Filippine, Palawan

In qualche occasione mi sono trovata in difficoltà nelle varie dogane a spiegare cos'era quell'oggetto e il contenuto del sacchettino: mi è capitato persino di dover preparare un caffè all'aeroporto per far vedere che non era nulla di illegale!


Ho preparato caffè nei posti più incredibili che io abbia avuto la fortuna (a volte anche il coraggio) di visitare. Purtroppo ho poche foto, e anche datate, ma ogni viaggio ha un suo ricordo speciale.

Honduras

Il caffè rappresenta tutto: è l'unica cosa che mi permette di aprire gli occhi al mattino.. senza averne bevuto almeno uno le mie sinapsi non si collegano.

E' il momento di pausa della mattina e quello del pomeriggio, oltre al solo modo che conosco per terminare il pranzo e la cena.


Ma é anche un momento per me stessa, una coccola che mi concedo per far sentire appagati i miei sensi. C'è chi va dal parrucchiere e gode nel farsi fare il massaggio in testa durante il lavaggio, chi va a fare shopping, chi alle terme. Io invece.. metto su il caffè!

Costa Rica , El Tortuguero
Costa Rica , El Tortuguero

Certo se mi capita di dormire in un ostello o in una struttura di AirB&B non ci sono problemi, il fornello è quasi sempre a disposizione. Ma anche in questi casi talvolta è tutta un' esperienza perché si incontra sempre qualcuno che non conosce questo tipo di caffettiera ed è curioso di vedere come funziona: guardano incuriositi lo strano aggeggio per poi ovviamente accettare di provare ad assaggiarlo.


Oppure, come nella foto qui sotto, ti chiedono in cambio solo una foto con i loro gatti.

Due signori mi hanno prestato il fuoco della loro capanna in cambio di una foto con i loro gatti
Venezuela: foto in cambio dell'utilizzo di un focolare

Un po' più avventuroso è quando, invece, si è in giro in luoghi più "selvaggi": ho pensato di raccontarvi alcune situazioni particolari che mi sono capitate e posti in cui mi sono inventata di ogni per poter accendere il fuoco.


Filippine, Bohol: ristorante "open space " con moka tra la carne
Filippine, Bohol: ristorante "open space " con moka tra la carne

Nicaragua: un viaggio di un mese in semi solitaria, siamo in due, con zaino gigante in spalla. Dovevo spostarmi da una parte all'altra di una zona dove i trasporti pubblici manco sapevano cosa fossero (da Playa Jiquilollo a Padre Ramos). Autostop. Saliamo a bordo di un pick up di un tizio pacioccone e baffuto, sul cassone dietro come nei film, e ci facciamo dare uno strappo al paese più vicino, dove in teoria sarebbe passato un mezzo ad un ipotetico orario. Ma ovviamente gli orari chi li conosce? Prima di sera sembra non passerà nessun "collettivo".

Per ingannare il tempo il gentile signore vuole farmi conoscere la mamma: senza indugi accetto di buon grado e decidiamo di seguirlo. Ci ritroviamo a camminare per ore nella giungla tropicale. Sudore, sete, caldo, insetti ..di tutto!

Finalmente le fronde delle palme sembrano diradarsi e dal nulla spunta una capanna. Una signora strasuper rugosa si avvicina e mi sorride senza l'ombra di un dente, aprendomi le "porte" di "casa" sua, come sono i latinoamericani sanno fare.

In una lingua incomprensibile (gli indios non parlano nemmeno lo spagnolo, ovviamente), mi vuole offrire il pranzo. Me lo spiega il figlio, dopodiché scompare: riapparirà un'ora dopo per riportarci, sempre attraverso la giungla, al paese.

La vedo raccogliere foglie, fiori, semi.. e forse anche qualche insetto (proteine) e sminuzzare tutto assieme, versare dentro liquidi spremuti da altri semi ed erbe, sempre raccolte direttamente dalla foresta attorno a casa, tutto dentro ad un piatto/ciotola che (povero) non ha mai visto il sapone in vita sua. Mi porge il piatto, una cosa che ancor oggi non saprei descrivere: certamente non si può rifiutare, sarebbe un grande atto di scortesia e così.. minaccio il mio compagno di viaggio di lasciarlo lì a marcire se non si mangia anche il mio piatto, mentre io cerco di spiegare alle signora che per ricambiare la sua ospitalità vorrei poterle offrire un caffè.

E così nel mezzo del nulla ecco il nostro scambio culturale: caffè italiano contro "specialità della casa" nella foresta tropicale.

P.S. Il mio compagno non è stato male, comunque, sappiatelo!

Nicaragua: caffè vs pasto in ciotola

Belize. Per chi di voi non fosse mi stato in Belize, sappiate che la popolazione lì è principalmente grande, grossa, rasta e nera!

Sono a Cayo Caulker, una piccola isola al largo della costa. Io, donna bianca e all'epoca decisamente mingherlina, vengo avvicinata da un omone rasta grande come una casa col machete appeso alla cintura e con le classiche catenone d'oro al collo. Penso che mi farà fuori in un nano secondo, invece scopro che vuole solo fare due chiacchiere. Dopo pochi secondi siamo già amici e mi vuole offrire una birra. Ma siccome io non bevo (sono astemia ..bevo solo caffè, no??) decide di offrirmi la seconda specialità del posto (dopo la birra).

Sale sulla prima palma che trova, stacca una noce di cocco e la decapita con un colpo di machete. Ed io metto su il caffe su un barbecue improvvisato: ed ecco un altro scambio culturale ..altro che Erasmus!


In Costa Rica, invece, in un comedor (il tipico ristorantino casalingo) in riva al mare, a fine cena chiedo se possono prestarmi uno dei loro fuochi della cucina. Parlano spagnolo, ed io lo parlo correttamente, quindi ci siamo capiti perfettamente!

Peccato che... pensando di farmi contenta accelerando i tempi, mettono la moka dentro al microonde. Nemmeno il tempo di accorgermi e vedo tutto esplodere! Il lampo che scaturì da quel microonde lo ricordo ancora!

(per dovere di cronaca riuscimmo comunque a salvare la moka e per un miracolo che ancora non mi so spiegare anche il microonde).


Marocco, alba in una Kasbah tra le palme
Marocco, alba in una Kasbah tra le palme

E poi ci sono quelli preparati nei fuochi improvvisati in Madagascar, lungo il fiume Tsribinha, nella meravigliosa discesa in canoa (puoi leggere il mio articolo qui).

O in Marocco, nelle kasbah contornate da palmerie, le oasi incredibilmente rigogliose di palme da dattero, o nel deserto dei Tuareg, tutti a cantar canzoni attorno al falò per scaldarsi nelle gelide notti, loro bevendo tè berbero e io bevendo il mio oro nero.

O quello preparato nella capanna degli Iban, nel Borneo malese (curioso di conoscere i tagliatori di teste? Puoi leggere l'articolo qui).

Ma anche in quella specie di campeggio-on-the-road in Namibia, dove grazie ad una jeep superequipaggiata, con tanto di tenda sul tetto e tutto l'occorrente, ci si fermava nei grandi parchi, tiravo fuori il fidato fornellino da campeggio e passavo ore ad osservare gli animali che si abbeveravano nelle pozze, con un super tazzone in mano.

E vogliamo parlare delle griglie improvvisate nelle isole San Blas, piccoli fazzoletti di sabbia bianca sperduti nel mare? Gli indigeni del posto, i kuna, appena hanno bevuto un sorso, lo hanno sputato a terra, credendo fosse alcolico per quanto era forte (secondo i loro canoni).

Che dire, poi, di quanto mi è stato indispensabile per l'animo e per lo stomaco nella notte passata in amaca a Canaima nel mezzo della foresta venezuelana: una guardia armata di fucile in caso di attacchi di animali, un fuocherello acceso nel mezzo dell'intricata giungla, una candela; solo il suono del fiume e della notte, prima di raggiungere il giorno successivo, il magnifico Santo Angel.

Marocco
Ristorantino in riva al mare, Parentian islands, Malesia
Malesia, Parentian Islands
Messico, Baja California
Messico, Baja California
Cucina in Belize
Belize
Guatemala
Guatemala
Costarica, Alajuela
Costarica, Alajuela
Madagascar, Morondava in bicicletta
Madagascar, Morondava. In bicicletta: faccia disperata del mio amico Cris ..e io che penso al caffè!

Certo in venticinque anni di viaggio ho dovuto cambiarne più di qualcuna, ma la mia fidata amica moka sarà sempre dentro al mio bagaglio: con un po' di fantasia e molto spirito di adattamento, come vedete, anche un' abitudine irrinunciabile diventa un'avventura.


Ringrazio il compagno di tanti viaggi, Cristian, che in più di un'occasione mi ha "odiato" per la mia mania del caffè nel mondo e ovviamente il mio compagno di vita che ha ormai "imparato" ad assecondarmi, sia in viaggio che nella vita di tutti i giorni.


Ora tocca a te: raccontami a cosa non puoi assolutamente rinunciare quando sei fuori casa.

Ti è mai successo qualcosa di strano, legato alle tue abitudini di viaggio, allarmante inizialmente ma sul quale poi ci hai riso su?

Fammi sapere nei commenti, sono curiosa!





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